Tracce su una spiaggia bagnata

TRACCE SU UNA SPIAGGIA BAGNATA


Una traccia su una spiaggia bagnata è indubbiamente il segno del passaggio di qualcuno o qualcosa, tracce sovrapposte il segno di incontri mancati o avvenuti ed ignorati, forse vissuti. Ciò che altrove accade senza lasciare memoria qui si ricorda, almeno fino alla prossima onda, fino al prossimo colpo di vento. Sono tracce di passeggiate romantiche o solitarie, di cavalcate mattutine, di corse in bici ma anche di storie di cui poter immaginare tutto.

“Rincorro papà su questa spiaggia lunghissima da almeno un’ora, lui e mio fratello non vanno più svelti di me, sono io che perdo tempo ad entrare e uscire dall’acqua cercando di acciuffare con le mani i pesci che nuotano a riva, ecco perché resto indietro. Quando non siamo a scuola papà ci porta a trovare i nonni che vivono alla fine di questa immensa spiaggia, potremmo raggiungerli anche dalla strada ma lui preferisce cosi ed io anche. Lui e il nonno raccontano sempre a noi piccoli che nelle loro vite c’è sempre stata una spiaggia, quando sono arrivati su questa papà aveva la mia età. Quella da cui sono partiti deve somigliare molto a questa; le spiagge, dicono, sono tutte uguali, solo che da alcune si è costretti partire ed in altre ad arrivare per continuare vivere. Il nonno cercava fortuna e una vita in pace, lo ripete in continuazione ed il fatto che sia rimasto mi fa credere che qui abbia trovato quello che cercava. Seguo le tracce profonde dei passi di papà che la prossima volta che passeremo di qui saranno già sparite. Ripenso al nonno, oggi era triste. In TV aveva visto la foto di un bambino alto come me, con i pantaloncini blu e una maglietta rossa che stava a faccia in giù su una spiaggia come la nostra, lontana; forse un’altra di quelle in cui si arriva per vivere o forse no, mi ha detto che si chiamava Aylan , mi ha abbracciato.”

Le tracce sulla sabbia bagnata non sono profonde tutte allo stesso modo, dipende dal peso di chi le ha lasciate. I passi di un papà, seppur molto giovane, lasceranno tracce più profonde di quelle dei sui figli, così che loro possano riconoscerle, seguirle se vogliono. Più grave è la storia più i solchi saranno profondi e persistenti, come quella di Aylan che non ha lasciato sulla spiaggia, appiattita e liscia della nostra epoca, semplici tracce proporzionate al peso di un bimbo bensì un immenso cratere. Leggero come una piuma poggiata sulle braccia di chi lo sollevava ed allo stesso tempo infinitamente pesante sulle nostre soffici coscienze, che sono scivolate lungo le pareti ripide di quel cratere troppo profondo.


Sulla fotografia, ormai storica, di Aylan Kurdi si è detto già tutto ed io non sono in grado di aggiungere altro.  L‘immagine che accompagna queste parole non documenta uno sbarco, ne una delle mille drammatiche storie che approdano quotidianamente sulle nostre coste ma è la semplice fotografia di una famiglia sulla spiaggia di Donnalucata. E‘ un’invenzione in omaggio ad una storia vera e troppo triste ed a tutte quelle rimaste sconosciute che nemmeno la Fotografia è riuscita a raccontare.


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© Fotografia e Testi di proprietà di Salvatore Gulino

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