L’astronave del commissario Montalbano

L’ASTRONAVE DEL COMMISSARIO MONTALBANO


Sia chiaro che passeggiare sulla spiaggia di Punta Secca era un incanto anche prima che la sfiorassero le telecamere della RAI. Il Faro, la vecchia torre, il borgo, gli scogli e il tramonto sono sempre stati lì, anche prima che se ne accorgesse il resto del mondo. Ma sul piccolo borgo di pescatori ad un certo punto è atterrata, come un’astronave aliena “La casa del commissario Montalbano”, non che non fosse sempre stata lì intendiamoci, era solo sconosciuta, seppur già bellissima, e quindi inesistente come buona parte di ciò che nella nostra società non appare ma semplicemente è, come buona parte di ciò che non è sotto un potente riflettore. All’ombra del grande Faro bianco che illumina solo gli scogli da indicare alle navi in transito, accanto alla torre Scalambri se ne stava discretamente affacciata sul mare e immersa nell’anonimato, impegnata soltanto a specchiarsi sulle acque del Mediterraneo come una bella donna che sa come schivare gli sguardi dei più e sedurre solo chi le interessa davvero. 

C‘era ma non c’era. Fino a quando da un’altra dimensione appunto, improvvisamente, è atterrata su questa dimenticata “punta secca” della Sicilia come un’astronave, con tanto di frastuono, fumi e raggi laser avrebbe detto Battiato. Impossibile da quel momento non accorgersi di lei, tanto più che a bordo viaggia un extraterrestre onesto e incorruttibile che controllando la rotta del suo viaggio da una magnifica terrazza “abusiva”, qui ha deciso di parcheggiarla. Ecco “abusiva” ,meno male, siamo più sereni. Abbiamo scovato un graffio sull’armatura del cavaliere senza macchia e non importa che sia un personaggio immaginato, va fermato comunque. Che sia Cinema o Fiction poco importa, dalle nostre parti non si era mia visto nulla del genere. Notorietà, turismo e sviluppo, in una parola successo ma purtroppo figlio della dedizione, dell’integrità e della bellezza, valori che ci spaventano già nella sola finzione cinematografica. Un successo che non fa parte delle nostre abitudini, troppo inclini all’oblio, all’indifferenza ed alle cattive pratiche, troppo abituati a lagnarci e a diffidare specie se il buon affare l’ha fatto qualcun’altro. Così osserviamo l’ospite con sospetto, come un alieno appunto, che, anche se simpatico e generoso, potrebbe essere sbarcato con l’effettiva intenzione di distruggerci. Succede allora che quella magnifica astronave, prima invisibile, adesso cominci ad attirare gli sguardi dei maldicenti, si perché quella che qui non manca mai è l’invidia oltretutto farcita di viltà.

“L’astronave del commissario Montalbano” potrebbe dunque essere il titolo della prossima indagine del nostro eroe? Stavolta dovrebbe indagare su se stesso il commissario e senza cadere in conflitto d’interesse scoprire chi vuole depistare, chi ha avuto la geniale pensata di dare in pasto alle “iene” quel po’ di buono che abbiamo, insomma capire su quali “cabbasisi” è effettivamente parcheggiata la sua bella terrazza. No, Camilleri si farebbe una roca risata  ancor prima di imbarcarsi in questa strampalata impresa. Troppo scontata la trama, mancano gli intrighi e i risvolti tipici delle sue invenzioni letterarie, c’è solo provincialismo in questa storia, tanta ipocrisia e troppe pietre lanciate da mani sapientemente nascoste e che non lasciano spazio nemmeno alle sue trovate geniali. Una ventina di metriquadri di invidia, tra l’altro già scagionati dalla pesante accusa, non possono bastare ad intrigare lettori ormai abituati ad indagini ben più affascinanti. Insomma la storiella di uno dei presunti abusi edilizi più innocui ed eleganti che abbiano mai mortificato l’Isola non sarebbe degna dell’arguzia del nostro amato Montalbano ma , mi si consenta, nemmeno della candida ingenuità del caro Catarella.

Tra i cosiddetti “luoghi di Montalbano” la casa del commissario a Marinella, quell’astronave carica di valori esotici pronti a sbarcare su questa terra imperfetta, è quello che più di tutti affascina. La poesia di un luogo immaginato da una penna abile e che improvvisamente “esiste” davvero, a due passi da noi, è come un sogno che si avvera, è come una speranza possibile. Improvvisamente i proverbiali risvegli del commissario davanti a quelle due porte spalancate sul mare, i suoi caffè sulla balaustra mentre chiama al telefono l’eterna fidanzata Livia, le cene silenziose in terrazza con la maliziosa Ingrid diventano ingredienti possibili di una vita che vorremmo fosse la nostra, sogni pronti a sbarcare e a condire finalmente anche la nostra insipida realtà. E’ per questo che quell’astronave va difesa da sorrisi ghignati che speculano su luoghi comuni francamente ormai abbastanza sfruttati, per permettere a quello che di buono trasporta di colonizzarci definitivamente.


immaginAzione

Come sempre accade su questo blog è stata una fotografia ad offrirmi lo spunto per le mie riflessioni. Quella che accompagna i miei pensieri di oggi l’ho scattata qualche giorno fa a Punta Secca proprio durante le riprese per i nuovi episodi della celebre fiction di RAI 1. Un mare d’Aprile estremamente calmo mi ha consentito di spingermi con cavalletto e macchina fotografica su scogli normalmente bagnati dalle onde ed intercettare cosi i riflessi del borgo sull’acqua del mare quasi ferma. Da qui è stato facile capire perché il buono di cui avremmo bisogno ha deciso di abitare in quella casa.

Sulla bellezza che spesso dimentichiamo e sulla magia dei riflessi vi rimando a due immaginAzioni dei mesi scorsi, A CHI VIVEVA QUELLA DIMENTICATA BELLEZZA e COME UN “PASSAGGIO A NORD-OVEST” 


immaginAzioni photoblog

© Fotografia e Testi di proprietà di Salvatore Gulino

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