Come la pioggia d’Aprile

COME LA PIOGGIA D’APRILE


Alla fine della strada, dopo una leggera discesa, c’è una piccolissima rotatoria inutile. Addossata alla scogliera, più che organizzare l’inesistente traffico impone una sosta anche a chi non la cerca. Ma girandole intorno appare il mare coi suoi tramonti, i suoi venti ed il suo odore e nessuno la supera e basta. Vi si trova sempre qualcuno fermo a guardarsi intorno, in macchina se piove, nascosto da finestrini appannati da un unico fiato e da mille pensieri. Il Tizio di oggi ha l’autoradio accesa, la mano sinistra batte sul volante un ritmo costante mentre la destra tiene un cellulare per sembrare meno solo.

In fondo ad una delle tante traverse che dalla provinciale scendono alla spiaggia si intravede, ovviamente, il mare. Ai lati, le facciate disordinate delle case per le vacanze estive convogliano lo sguardo verso il centro. Lì dove il cielo si poggia sul mare, il mare sulla sabbia e la sabbia sul cemento formando perfette strisce orizzontali e coloratissime. Un piccolo cane abbaia minaccioso sotto al mio finestrino, le sue dimensioni rassicuranti tradiscono il suo carattere. Ha un collare, qualcuno lo chiama. Da un vecchio casotto, non ancora trasformato in alloggio per turisti, un vecchio signore gli urla di starsene a cuccia. Torno indietro, butto lo sguardo all’interno e nella penombra scorgo una vecchia barca fresca di vernice. I suoi colori e le sue strisce somigliano a quelli in fondo alla strada, sorrido. Il cane, caparbio, mi scorta fino alla provinciale, non piove ancora.

Un camper mi supera, non ne vedevo uno tanto vecchio da anni. Sembra sbucare fuori da una vecchia commedia all’italiana, di quelle ambientate durante il boom economico. Rivedo le file di piccole utilitarie cariche di bagagli sfrecciare sulle nuovissime autostrade di un’Italia moderna, ancora entusiasta e genuina. Una visione sbiadita come i colori di quei film troppe volte andati in replica. Il camper entra alla “Rocca dei tramonti”, le scritte su quell’insegna sembrano i titoli di coda dell’ultimo episodio della serie ma a guidare non è Gerry Calà. Gli attori di questa scena sono troppo biondi per sembrare italiani. Spariscono dietro al cancello del camping sotto la prima pioggia d’Aprile.

Un ragazzo dalla pelle nerissima si è fatto sorprendere dall’acquazzone sul ciglio della strada. La sua vecchia bicicletta non può affrontare la pioggia accumulata sull’asfalto. Corre a piedi in cerca di un riparo nonostante sia già fradicio, un’auto lo supera inondandolo. Si ferma un istante avvilito, poi ricomincia a correre. I grandi alberi che costeggiano la strada non danno abbastanza riparo ne a lui ne ad una coppia che più fortunata può ripararsi sotto due grandi ombrelli neri. Lui è un passo avanti a lei come ad evitarle ulteriori pericoli, lei di fianco, fidandosi lo segue.

Anche i miei finestrini iniziano ad appannarsi di fiato e pensieri, scatto qualche foto attraverso la pioggia che li bagna. Le immagini che catturo sembrano quasi diluite dall’acqua, i contorni sfocati e confusi somigliano ai miei dubbi. Ritorno a casa, tra le foto ritrovo i personaggi che hanno popolato la mia giornata e mi sembra di riconoscermi in loro. Inattesa e fredda come la pioggia d’Aprile mi arriva addosso la consapevolezza di somigliare ad ognuno di loro.


immaginAzione

Era prevista pioggia questa Domenica ma non cosi tanta. Lungo la strada principale di Punta Braccetto un acquazzone mi ha sorpreso in macchina. Poca la gente in giro, sprovveduta almeno quanto me visto il tempo, ma interessante proprio per questo. Qualche scatto attraverso i finestrini appannati e bagnati mi ha aiutato a conoscermi meglio.

immaginAzioni photoblog

© Fotografia e Testi di proprietà di Salvatore Gulino

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento