Lettera ad un ricordo malconcio

Lettera ad un ricordo malconcio


Ricordo che sull’isola era tutto un incanto. Il mare e l’aria la sfioravano appena come fa chi tocca senza colpire, c’era gentilezza, rispetto. Perfino la solitudine lì faceva meno paura, non scoraggiava come suo solito. E tu mi camminavi accanto; senza che io lo sapessi catturavi i profumi di un Mediterraneo prevedibilmente poetico eppure colmo di stupore, la sua luce e le mie emozioni ti sporcavano d’azzurro e t’asciugavi al Sole. Annotavi in silenzio ogni cosa. Il suono delle nostre risate e quello di una voce lontana che chiama, la trasparenza infinita dell’acqua e le forme dei pesci, la libertà di non dovere apparire, il sapore del sale sulla pelle di nuovo scura. Mi rotolavi vicino come le palle di neve sui pendii innevati e crescevi in silenzio, tutto ti si attaccava addosso.

La prima volta che ti ho sentito eravamo ancora sull’isola, canticchiavi una canzone estiva. Di tutto ciò che mi sarebbe mancato avevi raccolto un frammento. Ricordo i primi giorni al ritorno a casa, eri nitido come una fotografia perfettamente a fuoco, fedele come un diario segreto. Bastava che chiudessi gli occhi o che un improvviso silenzio spegnesse il resto ed iniziavi i tuoi racconti. Trovavi nuovi spazi per afferrarmi la mano e riportarmi lì dov’ero stato bene.

Ti attaccai ad un muro di calce bianca come quelli delle case sull’isola, cosi da poterti rivedere anche ad occhi aperti. Il vento ed il sole di cui eri intriso adesso ti fanno a pezzi e sbiadiscono i tuoi colori, si disperdono i tuoi profumi e ti sciogli come le palle di neve a Primavera. Avrei dovuto difenderti caro ricordo, dall’indifferenza dei passanti e dalla luce del giorno. E’ tempo di tornare sull’isola e di richiudere gli occhi, ti porto con me se vuoi.

immaginAzione


Durante una delle mie solite passeggiate fotografiche a Punta Secca ho notato questa foto ormai malconcia attaccata ad un muro. Una fotografia, un ricordo che qualcuno aveva deciso di condividere era lì indifesa e destinata a sparire. Nelle settimane successive piogge e vento avranno completato l’opera e quel muro sarà ormai vuoto. Quell’immagine mi ha fatto riflettere sulla persistenza dei nostri ricordi, sulla loro capacità di fare rivivere il passato e sul nostro dovere di custodirli.


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© Fotografia e Testi di proprietà di Salvatore Gulino

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