Un posto al sole

UN POSTO AL SOLE


C’era solo una vecchia porta in ferro tra me ed il mio posto al sole, da bambino mi bastava poggiarci la mano per sapere quanto caldo avrei trovato là fuori. Sottile come un foglio di carta e malamente verniciata d’argento, si incendiava battuta dal sole rovente. Inutile a parare stagioni e suoni, che fossero i cani ad abbaiare o il nonno a russare, nulla frapponeva tra dentro e fuori.

C’erano i tre gradini duri e bianchi su cui scivolare per raggiungere il mio posto al sole ed un filo di panni stesi da sfiorare e  sniffare. Una piccola bici dalle ruote dure da cui cadere sulla polvere e da abbandonare sotto un carrubo in cerca di frescura. C’era l’orizzonte dolce delle colline oltre il muro dell’orto, che liquefatto dall’afa sulle pale dei fichi d’india giocava a svanire e tronare fino all’imbrunire.

C’era caldo lì al sole e si stava bene.

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Un giardino, a Ragusa Ibla come nel resto del mondo, non è mai solo un luogo fisico. E’ piuttosto una nuova dimensione, fatta si di spazio ma dove il tempo sembra fluire diversamente. Vi si può dunque sfuggire al tempo presente e tornare a spostarsi liberamente in spazi interiori spesso dimenticati.


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© Fotografia e testi di proprietà di Salvatore Gulino

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