Lo scambio

LO SCAMBIO

C’è una casa anche da quella parte, colline e nuove nubi


Questo scambio e i binari in generale mi hanno fatto venire in mente gli indiani dei film Western, creature straordinarie che poggiando un orecchio su quei pezzi di ferro riescono a sentire arrivare un treno lontano ancora chilometri. Non nego di aver tentato di emularli e con scarsi risultati, sarà stato forse per il fatto di non essere un “pellerossa” ma quel pomeriggio il treno lo ha sentito l’orecchio che non toccava i binari tanto mi era arrivato vicino, altro che chilometri; fu allora che diventai diffidente nei confronti dei film americani.

Nonostante l’episodio tragicomico trovo i binari ancora assolutamente affascinanti, il loro rassicurante parallelismo, l’illusione di perfezione che portano con se, la definizione che li vede sempre vicini ma mai toccarsi, il viaggio che rendono possibile, ecco tutto questo mi fa pensare a loro come ad una metafora dei percorsi di vita.

Ci si può viaggiare sopra per anni senza che il tragitto subisca variazioni, di tanto in tanto qualche curva dolce ma nulla di più; qualcuno ci ha messo lì su e ci ha dato una bella spinta, ci siamo messi in movimento e via. Certo, alcuni faranno un viaggio più comodo di altri ma a tutti ad un certo punto capiterà di trovarsi davanti ad uno scambio, ad una scelta.

Improvvisamente il paesaggio che ci scorreva velocissimo ai lati, tra le tendine impolverate dei finestrini, comincia a rallentare, i filari degli alberi e le case che prima faticavamo a distinguere ora si fanno tanto chiari da poterli contare e iniziamo a distinguere dettagli prima impossibili da afferrare, i muretti a secco che fino a quel momento sembravano nastri bianchi poggiati sul terreno ora mostrano tutta la loro natura frammentata e complessa. Il convoglio con il suo carico di normalità rallenta e il ritmo che ha scandito il viaggio fino ad ora cambia.

E’ il momento di cambiare direzione, quella vecchia ci ha portati fin qui e adesso bisogna scegliere come proseguire, il nuovo ritmo più lento ci fa improvvisamente accorgere del mondo intorno, di ciò che avevamo trascurato lasciandolo scivolare via troppo velocemente; è strano rendersi conto della velocità a cui abbiamo viaggiato fin qui, sembrava sostenibile ma adesso la nuova lentezza ci sembra più adatta alle nostre scarse energie. Ci ritroviamo ad un punto in cui quello che è stato non siamo riusciti a trattenerlo e quello che sarà si intravede appena tra la foschia oltre lo scambio, c’è una casa anche da quella parte, colline e nuove nubi ma fermarsi non avrebbe senso, di sicuro c’è che non è quella la nostra Stazione.

Decidiamo di andare a destra, subito una curva si para davanti a noi, esitiamo ma proseguiamo senza fermarci e in preda ai dubbi, del resto abbiamo già capito di non avere le doti acustiche dei “pellerossa” e a nulla servirebbe cercare di intercettare suoni dal futuro. 


immaginAzione

Gli indiani di Hollywood hanno almeno avuto il merito di farmi avvicinare ad una ferrovia anche con la mia macchina fotografica. Il giorno che ho scattato questa foto mi è tornato in mente quando giocavo imprudentemente sui binari con mio cugino ma non ho rinunciato a camminarci sopra ancora una volta. Confidando stavolta più sulla vista che sull’udito ho scattato qualche fotografia a mio fratello che mi precedeva. Per chi legge da Ragusa la scena si svolge nei pressi della Stazione ferroviaria (in disuso) di contrada Genisi, immersa nel paesaggio ibleo sembra quasi un set cinematografico.


immaginAzioni photoblog

© Fotografia e Testi di proprietà di Salvatore Gulino

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