Il tempo di una fotografia

E’ il tempo il contenitore della nostra vita, vi siamo immersi come in un liquido animato da correnti. E’ lui che ci muove sulla direzione passato-futuro, che ci sostiene nell’imminente presente. E’ quello mancante a frenarci, quello superfluo a stordirci. E’ il tempo che regola implacabile la nostra storia, che la determina.

E’ l’alimento dei fatti, di esso si nutrono gli avvenimenti, da esso si generano, in esso si collocano. E’ il tempo il mistero della Fotografia, l’illusorio arrestarsi in essa è un vortice rapido che ne inverte brevemente il flusso. E’ lui a generare l’immagine, esso stesso il suo messaggio.

Non c’è fotografia che non venga dal Passato, né una che non sia destinata al Futuro, non c’è fotografia che non custodisca il Presente per sempre.

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Ragusa, via Ecce Homo, sabato pomeriggio 28 Ottobre 2017.

Il tempo di una fotografia è quello necessario alla sua creazione ma anche quello che “conterrà” per sempre. E’ quello sufficiente a tirare il freno a mano durante un acquazzone, ad afferrare la macchina fotografica e a voltarsi indietro per catturare un’immagine suggerita dallo specchietto retrovisore.

E’ quello coniugato al passato perché da li proviene ogni immagine, al futuro perché è quella la destinazione di ogni scatto, al presente perché una fotografia è un “adesso” perenne.

La pioggia scosciante, lo scatto rubato attraverso i finestrini appannati, l’architettura immutata degli edifici, la chiesa magnifica in cima alla via, un uomo di spalle sotto un ombrello nero non sembrano gli elementi di uno scatto contemporaneo. Solo l’assedio delle auto in sosta suggerisce la verità. Rifletto dunque sul senso del tempo in Fotografia e sull’illusione che in essa può generare.

Concludo che ciò che più mi interessa in un’immagine non è l’epoca dello scatto, né il giorno in cui mi ritrovo ad osservarla, bensì il suo tempo. Quella frazione di impalpabile presente che in essa ha lasciato traccia.

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