Il fermo immagine di un sogno

Il fermo immagine di un sogno


Dalle palpebre ancora chiuse filtra ora un improvviso chiarore, la luce del giorno deve avermi raggiunto dalla finestra socchiusa. Del vecchio film proiettato nell’oscurità del sonno di colpo non resta che un tremolante fotogramma, il fermo immagine di un sogno. L’eco di suoni familiari accompagna questo anticipato risveglio e quell’immagine persistente, come il ritornello di una stupida canzone, mi entra in testa e non da più tregua.

Si mette tra gli sbadigli e l’acqua calda sul viso, è tra lo specchio e i baffi da accorciare, si infila dentro una tasca dei pantaloni poggiati ai piedi del letto. E’ un messaggio sotto la porta di casa ancora chiusa, un segnalibro che sbuca tra le pagine di una storia da finire di leggere. Cedo, richiudo gli occhi e torno per un pò lì dov’ero stato tutta la notte. 

Sogno

Riavvolgo la pellicola e sono un bambino che corre tra le stanze di una grande casa di campagna piena di luce, tra uova di Pasqua depredate e ricomposte malamente e profumo di biscotti appena sfornati. Corro tra i digiuni di mia nonna e crateri bianchi di farina colmi di rossi d’uovo e zucchero al velo. Corro tra fascine da ardere poggiate davanti al forno e grandi finestre che incorniciano campi di fiori gialli.

I vestiti della festa piegati sul letto aspettano che qualcuno li porti a messa,  mi sento afferrare per un braccio e un pettine velocissimo tira una perfetta riga bianca tra i miei capelli neri. Hanno tutti fretta tranne me. Anche la Fiat 127 del nonno alza un insolito polverone, alle nostre spalle il lunotto inquadra una casa sempre più piccola mentre la campagna si fa rapidamente città. La chiesa, immensa, ci aspetta in cima ad una temibile scalinata.

Dalle nostre parti le preghiere iniziano qui, fuori dalle chiese, sulle scale che rallentano le nostre pagane frenesie come fossero esercizi spirituali che tolgono il fiato per indurre il silenzio. E’ qui che la luce ha interrotto il sogno, mentre “pregavo” in affanno su per quelle scale. E’ questo l’istante in cui ho scattato questa fotografia.

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Le nostre chiese si trovano spesso in cima a monumentali scalinate che ne esaltano forme e dimensioni generando stupore nello spettatore. Si perché davanti a loro non si è mai semplici osservatori ma si diventa spettatori di una messa in scena, se non gli attori stessi di uno spettacolo quotidiano. I riti della Settimana Santa, le processioni e le tradizioni della Pasqua siciliana trovano qui il contesto perfetto dove rinnovarsi ogni anno. 

Nel caso di questa immagine a fare da quinta è il Duomo di San Giorgio a Modica. La  monumentale scalinata che conduce alle cinque navate di questa magnifica architettura è una delle meraviglie del Val di Noto.


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© Fotografia e testi di proprietà di Salvatore Gulino

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